CAPRILI – Brunello di Montalcino Riserva 2007
Vino che conosco da tempo, si conferma sempre qualcosa di grande… Il titolare in persona (anche se il biglietto da visita riporta un modesto “Sales Manager), un gentilissimo ed affabile Giacomo Bartolommei (giovane nipote del fondatore…), mi accoglie allo stand ed addirittura si ricorda del mio negozio “Toscaneria” di Milano…
Mi propone una degustazione completa (pur assediato da vari sfigati, ubriaconcelli e simili classici, ma oggi davvero troppo numerosi, personaggi da Vinitaly…) ed io ricambio la cortesia cercando di fargli perdere meno tempo possibile ed assaggiando solo il Top del Top, il Brunello di Montalcino Riserva 2007 e Giacomo ne apre una bottiglia apposta per me.
Nonostante appunto la bottiglia appena aperta il profumo sale velocemente dal grande bicchiere. Il colore è un bel rosso rubino, scuro, intenso, con note granato e violacee, comunque pieno di riflessi scintillanti di luce passante e limpidissimo, tutte caratteristiche “gioiose” che non ti aspetteresti da un vino di tanta età ed intensità.
Nonostante i 15° che si manifestano negli archetti minuti che si formano nel bicchiere fatto ruotare l’alcool al naso non si sente quasi, avvicinandosi al bordo del bicchiere non si viene aggrediti, ma ammaliati da una intensissima, stordente dolcezza di frutti rossi stramaturi e spezie appena solleticanti.
In bocca, di nuovo, non si percepisce l’attacco dell’alcool, bensì sembra di avere preso una cucchiaiata di freschissima e dolcissima marmellata di prugne, una piacevole sensazione di calore molto “intimo”, suadente, mai violento, anche quando se ne espirano gli effluvi dal naso… rotondo ed appagante…
Comunque attenzione, tutta questa dolcezza non ne fa certo un vinello per mammolette, è intensissimo e potente, con dei tannini decisi e maschi, pur nella loro sottigliezza.
Il finale è lungo, lunghissimo, i sapori invece che stemperarsi semplicemente mutano in un’altra gamma, più vinosi, più netti, più puliti, grazie all’alcool che senza evidenziarsi fa il suo dovere.
Già me lo immagino con un bel Cinghiale in Dolceforte (mia ricetta QUI) tipo quello che fanno al Pozzo di Monteriggioni (mia recensione QUI), quindi lo ritengo adattissimo ed emozionante per assonanza con piatti dai sapori potenti e decisi, ma, come dire, abbastanza medievali per generale commistione di carni con dolce e speziato (a proposito, direi potrebbe diventare interessante anche provarlo come vino da meditazione con dei bocconcini di Panpepato – QUI e QUI), quindi anche varie preparazioni di cacciagione da pelo, sempre e comunque in cotture precolombiane (per capirsi, senza pomodoro…).